domenica 26 giugno 2016

AZZATE E PEDALA - Alzati e pedala

Un accento può fare la differenza ed ecco che il nome di Azzate può diventare un'esortazione: "Alzati e pedala"

Dalle campagne dei Paduli alle stradine di Tripoli, rione storico di Botrugno, animate dalla gente per la festa di San Giovanni. Tra paesaggi e tradizioni, storia e cultura popolare.
Sabato pomeriggio 25 giugno. 
L’incontro è alle ore 17.45 presso il Laboratorio Mobilità e Territorio a San Cassiano , via della Vittoria n 151 (coordinate google maps 40.054199, 18.328567).
La biciclettata inizia da San Cassiano, costeggia il boschetto Maramonte (una lecceta), traccia residua dell'antico e rigoglioso Bosco Belvedere, e si immerge nella campagna olivetata del Parco.
Tra sinuose vie, delimitate da muretti a secco e piante spontanee, si giunge all'Uliveto Pubblico, dove i “nidi d’artista”, rifugi biodegradabili legati all'abitare sostenibili, sono un’ esperienza di land art che riutilizza materiali di scarto dell’agricoltura per regalare emozioni e suggestioni. Qui, si sperimenta la multifunzionalità del Parco Paduli, che ruota attorno alla produzione dell'olio
extravergine di oliva “Terre dei Paduli” dal recupero di uliveti in stato di abbandono nel Parco.
L'itinerario riprende in direzione del centro storico di San Cassiano, si attraversa la piazza con i suoi monumenti e ci si muove verso la chiesa rurale di San Solomo, a Botrugno, appena fuori dal centro abitato, eretta nel Quattrocento lungo una delle antiche vie di pellegrinaggio verso Leuca.
Dopo una sosta, si va verso il centro storico di Botrugno, si visita la chiesa confraternale dell'Assunta, con gli affreschi medievali di pregevole rilevanza, messi in luce dai recenti lavori di restauro e testimonianza dell'antico legame della cultura locale con la tradizione religiosa bizantina.
Dopo aver ammirato il palazzo marchesale, uno dei più grandi del Salento, si pedala verso il rione Tripoli di Botrugno, quartiere storico del paese in cui nella stessa serata si festeggia "AZZATE SAN GIUVANNI!". Festa rionale organizzata dall'Associazione Culturale Il Baco insieme al rione Tripoli. La serata è conviviale di musica, cibo, canti ed incursioni teatrali.
Dopo una sosta, la biciclettata riprende per concludersi al Laboratorio Mobilità (a San Cassiano), punto di partenza.
Durante il percorso sono previste delle soste per il racconto dei luoghi e delle attività di Abitare i Paduli.
Lunghezza itinerario 13,5 km circa. Difficoltà facile. Tempo previsto 3 ore circa.
Per info, prenotazione (gradita) e costo: 377/5341053.
Possibilità di affitto bici.
Consigli: abbigliamento e scarpe comode, antizanzare, una bottiglia di acqua.

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Ph. Francesco Buccarelli_VHS

giovedì 23 giugno 2016

CA' BOSSI A SANT'AMBROGIO


PICCOLA ARCUMEGGIA SOTTO IL SACRO MONTE
La Madonna dei lavoratori affrescata su Ca’ del Boss a Sant’Ambrogio.

Marco Campiglio davanti all'affresco realizzato da
Massimo Conconi a Sant'Ambrogio.


“Bravo, è proprio un bell’affresco”. I complimenti arrivano davanti alla chiesa vecchia di Sant’Ambrogio da una abitante nel rione: E non sono rivolti all’autore dell’affresco, per il semplice motivo che non è presente al momento dell’incontro, ma al committente dell’opera. Il proprietario di “Ca’ del Boss”, tipica, suggestiva costruzione di origine medievale nel cuore di Sant’Ambrogio.
L’edificio di Via Baraggia negli ultimi anni è stato restaurato con diversi interventi conservativi durati tredici anni ed è stato adornato con un affresco sulla parete di levante. La “Madonnina dei lavoratori” – onorata come Virgo Clemens Custos Operarum – è stata realizzata dal professor Massimo Conconi, docente al liceo artistico Frattini, e rappresenta la Vergine che mostra al Bambino gli strumenti di lavoro di chi, negli anni, risiede nella casa.
Il progetto è stato voluto da Marco Campiglio, proprietario dell’edificio, non solo come “segno tangibile di imperitura gratitudine nei confronti della famiglia avita e dei tanti lavoratori che vissero umilmente in questa via” ma anche per sollecitare l’attenzione su bellezze e preziosità storico-architettoniche della parte più antica e suggestiva del rione, fatto non solo di ville e moderne costruzioni residenziali ma soprattutto di poche vie arricchite da case antiche e bellissime, se soltanto venissero restaurate e recuperate nei loro tratti originali. L’affresco potrebbe essere il primo per rendere il rione una piccola Arcumeggia.
Ca’ del Boss è stata così definita nei rogiti notarili dal cognome di Tommaso Bossi “che vi abitò con la sua famiglia e dal suo avente causa Giulio Bossi che l’acquistò”.
“Edificio annesso al nucleo medievale dell’antica chiesa parrocchiale, figura nel primo catasto di Sua Altezza Imperiali Maria Teresa d’Austria (1733). Sopraelevato nei primi decenni del XX secolo, è stato restaurato con distinti interventi conservativi dal 1994 al 2007”.
“Ho pensato di dedicare l’affresco alle tante persone che qui hanno abitato nei secoli e che hanno profuso coralmente energie e fatiche per preparare un avvenire migliore alle successive generazioni”, spiega Marco Campiglio.
Tra gli oggetti affrescati ai piedi della Vergine, gli orologi in memoria del padre, appunto orologiaio, libri come segno della cultura e dei tanti che hanno studiato in quel luogo, la cazzuola dello zio provetto capomastro, un gomitolo di lana come riconoscimento per la sorella imprenditrice tessile, il pennello in ricordo di Luigi Daverio e Giancarlo Bertonotti. Luigi Daverio è il pittore, restauratore e appassionato d’arte che abitò a Sant’Ambrogio e firmò alcuni panneggi – nel 1949 – venuti alla luce durante la ristrutturazione di Ca’ Bossi e restaurati a loro volta da Massimo Conconi.

(Estratto da “La Prealpina” del 28 ottobre 2007).




Quella che noi conosciamo come Ca’ Bossi a Sant’Ambrogio nel cosiddetto Catasto di Maria Teresa del 1759 viene censita con il numero di mappa 432 – Casa da massaro di pertiche 0.17.6 del valore di scudi 7.3.7 ½ di proprietà di D. Antonio Porcara figlio del fu D. Paolo Antonio che, complessivamente, a Sant’Ambrogio è proprietario di un cospicuo patrimonio immobiliare di pertiche 1103.10 del valore di scudi 4071.1.3 ½.
Poco distante da questa casa da massaro, lungo l’attuale Via …., sul lato destro per chi proviene dalla ex Chiesa Parrocchiale, c’era allora il mappale n. 433 che viene descritto come casa per proprio uso, compreso il giardino in mappa al n. 123, di proprietà dei Padri Olivetani di S. Vittore al Corpo di Milano di pertiche 0.18 del valore di scudi 7.5.2
Gli stessi Padri Olivetani sono anche proprietari del mappale n. 435, casa di proprio uso, compreso il giardino in mappa al n. 124, di pertiche 0.5.6 del valore di scudi 2.2.3 ½.
Per petizione n. 132 del 6 aprile 1809 porzione del n. 32, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 125, 205, 206-1, 206-2 e 432 passano a Calcagni prete Severino fu Ambrogio per un totale di pertiche 111.4 5/14 di scudi 567.4.1 ½ al foglio n. 14.
Per petizione n. 13 del 7 maggio 1817 l’intera partita di pertiche 111 più ulteriori pertiche 4 per complessive pertiche 115 passano a Calcagni Teresa fu Giovanni maritata Zocchi.
Per petizione n. 21 del 23 febbraio 1818 tutta la partita, ad eccezione del mappale n. 269, per complessive pertiche 111.4 5/14 di scudi 567.4. ½ passano a Bianchi parroco d. Giuseppe di Francesco per persona da dichiararsi.
Per petizione n. 77 del 20 novembre 1827 la partita di pertiche 111 passa a Giudici Santina fu Pasquale maritata Bianchi al foglio n. 29.
Per petizione n. 90 del 23 luglio 1830 la partita di pertiche 111 passa a Bianchi Gio. Antonio fu Francesco, Pasquale, Margherita, Maria Atonia, Francesco, Antonio Vittore e Gio. Battista padre e figli e Margherita Gropelli ava materna, indivisi, al foglio n. 96.
Per petizione n. 120 del 18 aprile 1835 la partita di pertiche 111 passa a Speroni ing. Giovanni fu Giuseppe al foglio n. 88.
Dal Catasto di Maria Teresa si passa al cosiddetto Cessato Catasto Lombardo.
Il mappale n. 432 diventa nel frattempo n. 53 – Casa colonica di pertiche metriche 0.35 valore lire austriache 26.88
Per domanda 27 ottobre 1877 n. 24 come da istrumento divisionale 14 Settembre 1877 n. 186/2953 a rogito del dottor Ezechiele Zanzi il mappale n. 53 con altri mappali per un totale di pertiche metriche 274 del valore di lire austriache 1059.65 passano a Speroni Giuseppa fu Giovanni vedova Runi.
Per domanda 3 Luglio 1896 n. 18 come da istrumento d’acquisto 1° giugno 1896 n. 5282 del dottor Franco Ramponi notaio in Arcisate si leva il n. 53 (con altri) e si trasporta per pertiche metriche 203.94 a Molina Domenico fu Antonio e consorti al foglio n. 160.
In relazione alla domanda 18 giugno 1898 n. 11 si scarica (con altri) il n. 53 frazionato alla medesima partita per pertiche metriche 30.85
Per domanda 18 Giugno 1898 come da istrumento 29 maggio 1898 n. 164 del dottor Giuseppe Cremona notaio di Malnate si leva (con altri) il n. 53-b e si trasporta a Daverio Luigi fu Angelo al foglio n. 89.
Per domanda n. 28 del 23 Maggio 1902 in base all’atto d’acquisto 21 aprile 1902 n. 7998 a rogito del dottor Franco Ramponi si leva (con altri) il n. 53-a e si trasporta a Civelli Angelo fu Angelo e moglie Pellegrini Elisa fu Angelo al foglio n. 61 per pertiche metriche 30.27 e diventa nuovo mappale n. 735.
Nota di voltura n. 86 del 31 agosto 1923 il mappale n. 735 (con altri) di are 02.90 passa a Delle Piane Maria fu Mariano maritata Cunietti come da compra vendita n. 3470 dell’8 aprile 1923 del dottor Vincenzo Castelletti notaio in Vedano Olona registrato a Varese il 24 aprile 1923 n. 1335 (Pag. 68).
Nota di voltura n. 35 del 30 maggio 1926 come da istrumento 24 Gennaio 1925 n. 4380/2281 del dottor Vincenzo Castelletti notaio in Vedano Olona registrato a Varese il 7 febbraio 1925 al n. 1392 passa a Bossi Giulio di Tomaso e Campiglio Giovanni fu Luigi. (Pag. 530).
Nota di voltura n. 8 del 31 marzo 1936 il mappale n. 735-a passa a Campiglio Giovanni per are 0.0.80 (Pag. 584) come da istrumento 24 febbraio 1935 n. 681 del dottor Zafferri notaio in Viggiù, registrato a Gallarate il 15 marzo 1935 al n. 818 vol. 122.
Nota di voltura n. 12 del 31 marzo 1936 il mappale n. 735-b passa a Bossi Giulio per are o.01.30 (Pag. 584).
Per nota di trascrizione n. 67 del 29 febbraio 1940 in base ad approvazione dell’Ufficio Tecnico Erariale di Como del 27 febbraio 1940 n. 3763 il mappale n. 735-c passa ad accessori comuni per are 0.0.80 (Pag. 584).
Il mappale n. 735-b diventa n. 1215.
Nota di voltura n. 112/69 del 23 marzo 1972 passa per successione apertasi il 20 ottobre 1968 come da denuncia n. 26 vol. 521 registrata a Varese il 20 febbraio 1969 passa a Broggini Annunciata nata a S. Ambrogio 18 marzo1897 proprietaria di ½ ed usufruttuaria dell’altro ½, Bossi Mario Egidio n. S. Ambrogio 3 marzo1927, Bossi Agostino n. S. Ambrogio 17 febbraio1922, Campiglio Arturo n. S. Ambrogio 30 settembre1906, Campiglio suor Maria n. S. Ambrogio 1°  dicembre1909, Campiglio Giuseppe n. S. Ambrogio 26 febbraio1911, Comolli Silvio Pietro n. S. Ambrogio 27 giugno1912 proprietari di ½.
Per successione apertasi il 26 maggio 1977 come da denuncia n. 48 vol. 43 registrata a Varese 25 novembre 1977 per testamento olografo del 22 agosto 1976 registrato a Varese il 10 ottobre 1977 al n. 1885 si aggiungono gli altri eredi Campiglio Maria n. Varese 13 aprile1932, Campiglio Gabriele n. Varese 21 marzo1934, Campiglio Lidia n. Varese 31 marzo1936, Campiglio Marco n. Varese 9 giugno1944, Broggini Clementina ved. Campiglio n. S. Ambrogio 26 novembre1905 usufruttuaria per ½.


mercoledì 22 giugno 2016

BOSSI ANTONIO GRANATIERE NEI VELITI ITALIANI

Granatieri d'Italia

Intorno a don Antonio Bossi figlio del conte Francesco e della nobile Marianna Rossini poco o nulla sappiamo se non che fu un granatiere nei Veliti Italiani, morto in battaglia in Catalogna.
I suoi sei fratelli nacquero tutti a Como tra il 1783 e il 1794.


I Veliti soprattutto si distinsero, sopra ogni altro corpo, per valore, disciplina e per atti magnanimi e generosi; prova che il guerriero educato, è guerriero più facile a istruirsi ed a commuoversi, più che il rozzo soldato che esca dalla feccia del popolo senza  studi e senza cultura. Nel saccheggio infatti dato alla città di Martorell, il colonnello conte Cesare De Laugier de Bellecour (1789-1871) con altri suoi commilitoni si distinse, esponendo la propria vita per salvare quella degli infelici Spagnoli che soggiacevano a quell’orrido flagello.

Abbiamo detto che la campagna degli Italiani in Catalogna fu, tra tutte le contemporanee, quella nella quale ha spiccato, più che il senno dei duci, il personale valore dei subalterni. Mille e mille tratti di valore e di sagacità potremmo citare ad onore degli Italiani, che ebbero splendide, ancorché obliate pagine di quella guerra.

Colonnello conte Cesare De Laugier de Bellecour



lunedì 13 giugno 2016

LA NUOVA PROVINCIA DI VARESE


Il telegramma col quale Mussolini si compiaceva di comunicare all’onorevole Sindaco di Varese la costituzione della nuova provincia, da lui stesso proposta al Consiglio dei Ministri, rivela quella chiara, ferma e saggia volontà del Duce che presiede ad ogni suo atto e che è così preziosa elemento di forza e di successo nella vasta e poderosa opera di riordinamento e di ricostruzione della Patria.
Prima la soppressione di ben settantacinque Sottoprefetture e dei rispettivi circondari; poi il riordinamento e il raggruppamento di ex Circondari in nuove circoscrizioni provinciali.
Quando venne il provvedimento della soppressione delle Sottoprefetture e dei Circondari di Varese e di Gallarate pareva a molti che la diminutio capitis fosse immeritata: questi due Circondari erano certamente da annoverarsi fra i più importanti del Regno sia per la loro vastità che per i popolosi centri che vi sono compresi: centri delle grandi industrie tessili e meccaniche in quello di Gallarate, centri di industrie svariate e caratteristiche, di villeggiatura e di movimento di forestieri in quello di Varese. Senza contare poi che quest’ultimo segna una delle più lunghe linee di confine ed è attraversato da arterie ferroviarie e stradali che conducono alla vicina Svizzera.
Ma noi non abbiamo pensato neanche per un istante che questa soppressione fosse fine a sé stessa, abbiamo invece supposto che essa doveva preludere ad una nuova e più razionale circoscrizione provinciale.
E i fatti hanno seguito immediatamente la nostra supposizione.
A distanza soltanto di pochi giorni dalla cessazione dei due Circondari eccoli di nuovo riuniti e promossi all’alto grado di Provincia, trasformazione questa che, se onora altamente la città di Varese elevata a dignità di Capoluogo, conferisce non minore pregio e maggiore importanza agli altri grandi centri che entrano a far parte della nuova circoscrizione e particolarmente a Gallarate, a Busto Arsizio, a Legnano ed a Saronno, che rappresentano tanta parte del lavoro e della ricchezza d’Italia e che del nuovo ordinamento provinciale dovranno avere non soltanto gli onori ma anche i maggiori benefici.
La Provincia di Varese – sapientemente ideata e voluta dal Duce – costituirà una grande famiglia, amalgamata dall’identità di profondi sentimenti patriottici, dalla sincera e disciplinata devozione al Governo Nazionale di Benito Mussolini e dal grande fervore di opere rinnovatrici. Vecchi ed indissolubili legami di affetto e di amicizia uniscano le città sorelle dei due soppressi Circondari, ma nuovi vincoli saranno creati dalla cordiale collaborazione nell’adempimento dei maggiori compiti che incombono all’organismo provinciale.
Questo è il nobile proposito che sorge spontaneo da ogni animo, ma questo è anche il pensiero ed il desiderio del Duce, il quale fa sicuro assegnamento sul lavoro, sulla disciplina e sulla fede fascista delle popolazioni chiamate a far parte della nuova Provincia.
Noi salutiamo le città sorelle oggi riunite in una circoscrizione provinciale propria, e nell’esprimere a Mussolini i sentimenti della più viva e sincera gratitudine per avere dato alla nuova provincia di Varese l’onore ed il valore della sua volontà, sentiamo di poter affermare solennemente – sicuri interpreti di tutte le popolazioni – che essa saprà col lavoro tenace, colla salda disciplina e colla sicura fede fascista, corrispondere alle sue giuste aspettative, che si inquadrano nella poderosa e meravigliosa opera sua per forgiare la nuova e grande Italia.


(Da la Cronaca Prealpina del 7 dicembre 1926).